domenica 20 marzo 2011

L'Iraq , il suo petrolio e gli Stati Uniti


L'Iraq è una fonte di petrolio incredibilmente vasta.
La seconda al mondo dopo l'Arabia Saudita per quantità di riserve,
Ma con una piccola differenza: gli sceicchi arabi coi loro petrodollari hanno "raschiatio" tutto il loro paese o quasi. In Iraq invece non avendo la tecnologia (e il denaro) per la ricerca di altro petrolio, si stima che il 90% del paese è inesplorato, quindi potrebbe benissimo fornire molto altro petrolio e superare l'Arabia Saudita.




L'esplorazione del paese è quasi ridicola: ci sono "solo" 2.000 (duemila) pozzi.
E' un numero minuscolo; si pensi che solo il Texas ha 1 milione di pozzi.
E il "poco" petrolio che sono riusciti a produrre "soffre" di continuo di problemi dovuti ad infrastrutture obsolete e mal funzionanti.
Quindi hanno molto petrolio ma lo sfruttano poco e male.
Fanno quasi pena quando alcuni rappresentanti dell' Iraq hanno praticamente detto alle Nazioni Unite "Non ci avete aiutato,non ci avete dato i mezzi, e noi non riusciamo da soli ad estrarre tutto questo petrolio"
Allora il governo ha offerto a società private tutt'intorno al mondo di gestire i propri giacimenti di petrolio. Ma ci sono mille problemi: una burocrazia lentissima, sicurezza inesistente, che fa sparire molti macchinari costosissimi che le società mandano via mare per poter poi estrarre il petrolio. E poi ci sono le tangenti che i locali chiedono per aver sfruttato il loro territorio. Per non parlare delle tante guerre di Saddam che hanno lasciato su gran parte del territorio mine di guerra qui e lì.
Il governo ha messu su un asta per far sviluppare e gestire vari giacimenti di petrolio.
A vincere sono state varie società , specialmente cinesi, alcune europee, nessuna americana.
La Royal Shell, la Petronas, la CNPC (Cina), la Lukoil (Russia), la Statoil (Norvegia), BP, ENI, Exxon Mobil.
Queste società hanno vinto l'asta offrendo di guadagnare una commissione sull'estrazione che sembra minuscola per il valore. Stiamo parlando di 1 o 2 dollari a barile. E sappiamo che il barile vale 100 volte tanto.
D'altra parte una legge governativa vieta il possesso anche di una piccola percentuale di gìacimenti iracheni da parte di stranieri, Il pertrolio e i suoi giacimenti sono e resteranno dell'Iraq.
Quindi tuti i contratti che il governo iracheno stipula con le grandi società petrolifere sono di "esporazione e produzione" soltanto, non c'è alcun possesso del bene.
Il problema è che le continue guerre hanno lasciato il paese in condizioni così drammatiche che rimane poco denaro per investimenti in infrastrutture petrolifere, Il denaro serve per cibo, abitazioni, e infrastrutture civili, e denaro per il sistema militare. E inoltre ci sono i debiti verso altri paesi dovuti alle avventure internazionali di Saddam. Circa 100 miliardi di debiti per danni, in particolare verso l'Iran e Kuwait.
Il che rende tutte le speculazioni sulle motivazioni americane di invadere il paese "solo per prendersi il petrolio" pura fuffa, Perchè prima cosa i contratti sono stati stipulati con diverse società petrolifere in tutto il mondo, molte delle quali sono Cinesi, non certo Americane. Secondo perchè se anche si volesse sfruttare i giacimenti presenti in Iraq, prima bisognerebbe spendere tanti di quei miliardi che non sarebbe certo un buon investimento.




FONTI
1) IRAQ OIL REPORT
2) The Economist
3) New York Times



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