domenica 20 marzo 2011

La Guerra a Gheddafi è iniziata

La Guerra è iniziata ufficialmente alle 8 di sera Italiane.
Quando Americani e Inglesi hanno lanciato 110 missili TOMAHAWK dalle loro navi da guerra.

Attenzione: questi missili costano 1 MILIONE DI DOLLARI l'uno


guardate l'immagine in alto per rendervi conto delle dimensioni di ognuno di questi siluri di 6 metri, che hanno una possibilità di beccare un bersaglio a 2500 km di distanza.
Se non ti rendi conto cosa significano 2500km, te lo dico io. E' come se facessi partire il missile da Napoli per beccare un palazzo preciso al centro di Londra. E lo becco, con precisione chirurgica.

questo perchè funzionano con coordinate GPS e con una microcamera.

sono costruiti da una azienda americana, la Raytheon, del Massachussets (che fattura 25 miliardi di dollari) che li vende sia al governo sia all'Inghilterra,


Ma andiamo avanti con la guerra . . .

I target sono stati i centri di controllo e i radar della flotta aerea e di terra di Gheddafi, con l'obiettivo di rendere Muamar "cieco", senza strumenti di controllo nè di comando sui suoi stessi mezzi. E ne hanno distrutti ben venti di questi centri (che erano stati identificati da aerei americani e da satelliti la settimana prima)

In verità già i francesi, con i loro aerei, erano intervenuti a Benghazi, per far arretrare l'invasione dell'esercito di Gheddafi. Ma è un operazione "collaterale" a quella principale di cui sopra.

Oggi, domenica, stanno atterrando in Sicilia, base NATO di Sigonella, jet canadesi, danesi e spagnoli.

Quello che tutti si chiedono è quando succederà che i militari di Gheddafi capiscano che "è finita" e quindi a un certo punto non obbediscano più al capo, perchè perfettamente inutile.
Dato che Gheddafi, oltre che sulla forza militare "ufficiale" conta anche su molti mercenari, questi potrebbero abbandonare il campo, dato che sono pagati per combattere, non per morire.

Ora il problema piuttosto è un altro: la risoluzione ONU non prevede forze di terra, ma solo navali e aeree. Questo è un problema, dato che se le cose stanno così si fa affidamento solo sui ribelli Libici di terra, e non sono proprio un intelligence sulla quale basare una strategia.

Non dimentichiamo la vera ragione di tutto questo: la gente, nei paesi arabi, è stanca, stanca, stanca di non poter vivere come nei paesi liberi. Gheddafi non è d'accordo e li vuole opprimere. Che si fa? Che deve fare "il mondo" ? Guardare? O Intervenire ? Gli Stati Uniti sono intervenuti in Vietnam, e sono stati condannati per questo, quindi hanno lasciato perdere il Ruanda, e per questo il mondo è stato testimone di uno dei piu cruenti massacri della storia umana, con 1 MILIONE di persone massacrate a colpi di macete e armi chiodate. E quindi, pentiti, sono intervenuti in Iraq e adesso siamo tutti intervenuti in Libia. Che bisogna fare ?

L'Iraq , il suo petrolio e gli Stati Uniti


L'Iraq è una fonte di petrolio incredibilmente vasta.
La seconda al mondo dopo l'Arabia Saudita per quantità di riserve,
Ma con una piccola differenza: gli sceicchi arabi coi loro petrodollari hanno "raschiatio" tutto il loro paese o quasi. In Iraq invece non avendo la tecnologia (e il denaro) per la ricerca di altro petrolio, si stima che il 90% del paese è inesplorato, quindi potrebbe benissimo fornire molto altro petrolio e superare l'Arabia Saudita.




L'esplorazione del paese è quasi ridicola: ci sono "solo" 2.000 (duemila) pozzi.
E' un numero minuscolo; si pensi che solo il Texas ha 1 milione di pozzi.
E il "poco" petrolio che sono riusciti a produrre "soffre" di continuo di problemi dovuti ad infrastrutture obsolete e mal funzionanti.
Quindi hanno molto petrolio ma lo sfruttano poco e male.
Fanno quasi pena quando alcuni rappresentanti dell' Iraq hanno praticamente detto alle Nazioni Unite "Non ci avete aiutato,non ci avete dato i mezzi, e noi non riusciamo da soli ad estrarre tutto questo petrolio"
Allora il governo ha offerto a società private tutt'intorno al mondo di gestire i propri giacimenti di petrolio. Ma ci sono mille problemi: una burocrazia lentissima, sicurezza inesistente, che fa sparire molti macchinari costosissimi che le società mandano via mare per poter poi estrarre il petrolio. E poi ci sono le tangenti che i locali chiedono per aver sfruttato il loro territorio. Per non parlare delle tante guerre di Saddam che hanno lasciato su gran parte del territorio mine di guerra qui e lì.
Il governo ha messu su un asta per far sviluppare e gestire vari giacimenti di petrolio.
A vincere sono state varie società , specialmente cinesi, alcune europee, nessuna americana.
La Royal Shell, la Petronas, la CNPC (Cina), la Lukoil (Russia), la Statoil (Norvegia), BP, ENI, Exxon Mobil.
Queste società hanno vinto l'asta offrendo di guadagnare una commissione sull'estrazione che sembra minuscola per il valore. Stiamo parlando di 1 o 2 dollari a barile. E sappiamo che il barile vale 100 volte tanto.
D'altra parte una legge governativa vieta il possesso anche di una piccola percentuale di gìacimenti iracheni da parte di stranieri, Il pertrolio e i suoi giacimenti sono e resteranno dell'Iraq.
Quindi tuti i contratti che il governo iracheno stipula con le grandi società petrolifere sono di "esporazione e produzione" soltanto, non c'è alcun possesso del bene.
Il problema è che le continue guerre hanno lasciato il paese in condizioni così drammatiche che rimane poco denaro per investimenti in infrastrutture petrolifere, Il denaro serve per cibo, abitazioni, e infrastrutture civili, e denaro per il sistema militare. E inoltre ci sono i debiti verso altri paesi dovuti alle avventure internazionali di Saddam. Circa 100 miliardi di debiti per danni, in particolare verso l'Iran e Kuwait.
Il che rende tutte le speculazioni sulle motivazioni americane di invadere il paese "solo per prendersi il petrolio" pura fuffa, Perchè prima cosa i contratti sono stati stipulati con diverse società petrolifere in tutto il mondo, molte delle quali sono Cinesi, non certo Americane. Secondo perchè se anche si volesse sfruttare i giacimenti presenti in Iraq, prima bisognerebbe spendere tanti di quei miliardi che non sarebbe certo un buon investimento.




FONTI
1) IRAQ OIL REPORT
2) The Economist
3) New York Times